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Rovereto, 15 maggio 2001
Boato: "Mi hanno votato anche i moderati"
"Non mi aspettavo un risultato così netto.
Zenatti ha pagato i suoi attacchi volgari"
Intervista a Marco Boato de l'Adige di martedì 15 maggio 2001
Boato ha fatto un boato. Sì, d'accordo, la battuta è scontata e se volete anche banale ma è così. La sostanza è questa. Marco Boato ha staccato Marco Zenatti di An di quasi nove punti. Gli ha imposto una differenza di circa 1500 voti a Rovereto, la città che la "Volpe Nera" ha quasi espugnato, solo un anno fa.
Si aspettava un "exploit" del genere?
Razionalmente prevedevo di vincere o perdere di misura. Poi, girando per i mercati, i paesi, i quartieri, ho percepito un clima positivo. Ho detto a Pino Finocchiaro (il "motore" della potente macchina elettorale di Boato ndr): qui possiamo avere anche un risultato sorprendente. Così è stato: 13% in più rispetto al '96, e il 9% in più rispetto a Zenatti.
E perché secondo lei è andata così bene?
Vuol dire che le scaramucce che ci sono state all'inizio della campagna elettorale erano interne al ceto politico e non al corpo della coalizione; poi c'è stato l'impegno degli amministratori, del volontariato politico e ringrazio tutti. Abbiamo vinto insieme: quel convincere non è stato solo uno slogan. Ho solo una piccola amarezza: me l'ha data il vicesindaco di Riva (Pietro Matteotti ndr) che ancora sabato, alla fiera enogastronomica, diceva che non mi avrebbe votato.
Fatti i conti, lei ha superato la barriera del centrosinistra. Ha preso voti da Rifondazione ma anche da settori moderati, da elettori del centro-destra.
Sì, i voti dell'Ulivo non sarebbero bastati a farmi raggiungere questo risultato. Mi hanno votato gli elettori di Rifondazione, quelli della lista Bonino, e anche moderati che mi hanno preferito al centro destra.
Secondo lei, Zenatti cosa e dove ha sbagliato?
Zenatti, dopo una buona partenza, ha via via estremizzato il confronto. Si è lasciato andare anche a volgarità e ad attacchi personali che, peraltro, non sono mai stati ricambiati. Ha fatto clamorosi autogol. L'attacco sul tema della droga, perché ho appoggiato la proposta di legge di Corleone, firmata anche da esponenti del Polo, mi ha portato voti radicali. Non solo. L'attacco sulle questioni del lavoro ha convito Rifondazione a votarmi e poi c'è il discorso più generale della concezione liberale della democrazia dell'alternanza e della non delegittimazione dell'avversario. Su questo, di fronte agli attacchi di Zenatti, sono stato più credibile agli occhi degli elettori moderati, anche del centro-destra. Li ringrazio e, dopo aver incassato i voti, non mi dimenticherò di loro.
Più volte in campagna elettorale ha detto che l'attacco al Cavaliere sul fronte giudiziario non avrebbe portato bene all'Ulivo. Lei pensa che anche per questo ha conquistato voti moderati?
Sono contrario alle strumentalizzazioni delle vicende giudiziarie; per questo ho dissentito dall'operazione fatta da Travaglio a Trento. Con una battuta, direi che la logica della compattezza della coalizione ha riempito cuori e menti, quella di Travaglio ha riempito le sale ma non le urne, se non per Di Pietro. Farò l'opposizione in modo leale e non demagogico come ha fatto, nei cinque anni passati, il Polo.
Appunto, lei andrà all'opposizione. L'Ulivo e Rutelli dove hanno sbagliato?
La sconfitta nazionale è enormemente inferiore rispetto ai sondaggi delle prime ore che si sono mostrati davvero poco professionali. Tuttavia credo che se il centrosinistra avesse valorizzato la logica della coalizione, se avesse preso come stella polare l'esperienza del '96, superato le rivalità come ha fatto nell'ultimo mese e puntato sui successi di 5 anni di governo, avrebbe ottenuto un risultato diverso. La tentazione ricorrente di qualche settore giustizialista è un'illusione nefasta. Con le storie degli stallieri, pur gravi, si perderà sempre. Qui in Trentino, a parte l'apparizione di Travaglio voluta peraltro non dall'Ulivo ma dalla Rete, è prevalsa la positività del messaggio. Abbiamo parlato di progetti, dell'Autonomia, abbiamo valorizzato il nostro ruolo di governo a livello locale. Qui abbiamo puntato sulla forza della ragione per convincere e vincere. I cittadini si sono riconosciuti, hanno capito il nostro progetto e ci hanno votato. Su questa linea mi muoverò in Parlamento, pur sapendo che il problema del conflitto di interessi per Berlusconi è un problema grande come un grattacielo, non come una casa, e va affrontato rapidamente. Però questo tema non deve diventare un elemento permanente di lacerazione: va affrontato e risolto nella logica istituzionale e costituzionale.
Insomma la linea responsabile, pacata e, chiamiamola così, governativa, di Boato ha vinto. Ha sfondato, lui verde e ex leader di Lotta Continua, anche nei settori moderati dell'elettorato ed è riuscito a tirare dalla sua, per la seconda volta, anche quei settori della sinistra che si sono stracciati rumorosamente le vesti alla notizia della sua ricandidatura. Ha quadrato il cerchio e torna a Roma per la quinta volta.
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MARCO BOATO
BIOGRAFIA
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